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Avere paura del parto rende più duraturo il periodo del travaglio

Le donne che hanno paura del parto passano più tempo in travaglio rispetto alle donne che non hanno questo timore pervasivo

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 06 Lug. 2012

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Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze PsicologicheLe donne che hanno paura del parto passano più tempo in travaglio rispetto alle donne che non hanno questo timore pervasivo: è quanto suggerisce una nuova ricerca norvegese pubblicata a fine giugno sulla rivista International Journal of Obstetrics and Gynaecology.

Dal 5 al 20 % delle donne in gravidanza presenta una paura specifica del parto e sembrerebbe maggiormente prevalente in particolare nelle donne più giovani e nelle primipare; altri fattori potenzialmente correlati sono la pre-esistenza di disturbi psichici (anche comuni come ansia e depressione), la carenza di supporto sociale e precedenti eventi negativi a livello ostetrico.  

Lo studio ha coinvolto ben 2206 donne di età media di 30 anni, di cui il 50% circa primipare, in stato di gravidanza non gemellare intenzionate a partorire naturalmente. Alla 32° settimana di gestazione alle donne è stato chiesto di compilare il Wijma Delivery Expectancy Questionnaire (W-DEQ), un questionario validato finalizzato alla misurazione della paura di partorire.

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Il criterio fissato per identificare una significativa paura del parto è definito da un punteggio maggiore di 85. Sul totale del campione esaminato il 7,5% delle donne presentavano punteggi elevati sopra-soglia relativamente alla paura del parto.

I dati evidenziano che le donne con questa paura pervasiva legata all’evento del parto presentavano poi al momento effettivo della nascita del figlio un travaglio significativamente più lungo mediamente di circa un’ora rispetto alle donne con minore preoccupazione, pur considerando fattori intervenienti quali analgesia epidurale, e altre procedure  ostetrico-ginecologiche.

L’aspetto psicologico del parto – evento tanto particolare per la donna- è ampiamente riconosciuto; d’altro canto sono auspicabili maggiori studi interdisciplinari e interconnessioni tra le scienze psicologiche e ostetriche, per comprendere al meglio anche i processi emotivo-cognitivi, le differenze individuali e più in generale le variabili in gioco nell’avventura del parto.   

 

 

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