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Salkovskis: l’equazione dell’ansia nel disputing

Salkovskis: l’ansia è proporzionale alla gravità del pericolo e alla probabilità che si verifichi, e inversamente proporzionale alla capacità di sopportare e rimediare.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 25 Giu. 2012

 

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Salkovskis- l’equazione dell’ansia nel disputing - Immagine: © lassedesignen - Fotolia.comUna volta accertato quale sia l’evento temuto, o in che cosa consista il timore del nostro soggetto in cura, si passa alla ristrutturazione cognitiva. Questa tecnica consiste nel riesaminare criticamente le cognizioni del soggetto in riferimento all’evento accertato nell’A e alle reazioni emotive e comportamentali accertate nel C, allo scopo di valutare quanto siano ragionevolmente fondate queste reazioni emotive e comportamentali. Per facilitare questa operazione, può essere utile ricordare la cosiddetta equazione dell’ansia di Salkovskis.

 

                 

 

                  gravità evento temuto x probabilità evento temuto

Ansia = _____________________________________________

                 capacità di tollerare x possibilità di rimediare

  

In breve, si tratta di incoraggiare il nostro paziente a giustificare la sua ansia, la sua paura. Dopo aver insieme definito cosa sia uno stato d’ ansia (in breve, è il “timore che accada qualcosa”) e dopo averlo chiarito (“Ma di cosa esattamente abbiamo paura?” suggeriamo al nostro paziente, utilizzando il noi terapeutico), stimoliamo il paziente, con la guida del terapeuta, a dover dimostrare a se stesso, ma anche a noi e al mondo, se e quanto i suoi timori siano fondati. L’equazione è una bussola. Il terapeuta, presentando su un foglio l’equazione, dice al paziente:

T.Lei quindi teme che si verifichi l’evento X. Ma quanto è giustificata questa paura? Guardi questo disegno. È la cosiddetta equazione dell’ansia. Essa dice che un evento più o meno pericoloso genera una quantità di ansia proporzionale alla gravità del pericolo e alla probabilità che si verifichi, e inversamente proporzionale alla sua (dico di lei paziente) capacità di sopportare e di rimediare.

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Questo schema ha un valore teorico, ma anche terapeutico. È consigliabile che il terapeuta metta su carta e proponga al paziente lo schema, per riconsiderare insieme lo stato d’ansia in base alle quattro variabili dello schema di Salkovskis: gravità, probabilità, tollerabilità e rimediabilità. 

Il terapeuta deve individuare il punto debole e insistere su quello. A volte la paura sarà in realtà sproporzionata, poiché la gravità del pericolo sarà lieve. Altre volte il pericolo sarà altamente improbabile, e sarà bene insistere su quell’aspetto. Ma gli interventi più efficaci sono sempre quelli centrati sulla sopportazione e sul rimedio, che il soggetto ansioso tende frequentemente a sottovalutare. Facciamogli ricostruire lo scenario e guidiamolo mentalmente attraverso quella catastrofe così temuta. Insieme, potremo far capire al nostro assistito che le possibilità di sopravvivere e di rimediare sono spesso maggiori di quanto avessimo pensato. 

Probabilità e gravità

  • Quanto è davvero probabile che accada questo evento? 
  • Possiamo quantificare questa probabilità?
  • Quante volte è accaduto in passato? 
  • E specificamente a lei, è mai successo?
  • Questo evento quanto è davvero pericoloso? 
  • Quali danni può portare? 
  • Possiamo definire, determinare, quantificare con precisione questi danni? 
  • Riflettiamo. Si tratta danni materiali o di una sofferenza psicologica?

  Rimediabilità e tollerabilità

  • E se anche accadesse? 
  • Possiamo immaginare cosa accadrebbe dopo? 
  • Saremmo davvero del tutto annichiliti? 
  • Siamo sicuri che, una volta avvenuta la cosiddetta catastrofe, non si possa poi fare nulla per rimediare, attutire le conseguenze, controllare sia pure parzialmente l’evento?
  • Soprattutto nel caso che l’evento temuto sia soltanto e del tutto interiore, senza gravi conseguenze pratiche, siamo sicuri che non saremmo in grado di sopportare questo stato d’animo negativo? 
  • Che significa sopportare uno stato d’animo negativo? 
  • Quanto dura uno stato d’animo negativo? 
  • E quanto dura lo stato d’animo negativo specifico che stiamo analizzando qui ed ora, quello stato d’animo che è frutto del problema portato in quella determinata seduta?

Man mano che si procede con questo intervento, dovrebbero però emergere le cosiddette credenze cognitive centrali del soggetto. Infatti il soggetto tenderà non solo a discutere quanto sia grave il determinato evento, ma anche a giustificare concettualmente il suo stato d’animo, in termini più generali.

I suoi timori sarebbero legati quindi non solo a pensieri specifici per una determinata situazione, ma anche a una visione più generale della vita, del mondo, di sé e degli altri. Sono in gioco, quindi, credenze generali, o anche centrali, laddove si ritenga che questo tipo di pensieri svolga un ruolo centrale nella genesi e nel mantenimento del disturbo emotivo d’ansia (Barlow, 2002). 

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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