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Storie di Terapie #6 – Sesso & Potere: il caso di Matteo

Rubrica di Psicoterapia del Dott. R. Lorenzini. #6 Il caso di Matteo - Disturbo Bipolare - Ossessivo-Compulsivo - Dipendenza sessuale.

Di Roberto Lorenzini

Pubblicato il 07 Mag. 2012

Aggiornato il 13 Apr. 2022 15:28

 

Nei casi clinici che seguono, l’arrosto sostanzioso dei vari pazienti è condito con il sugo della fantasia, per rendere non identificabili le persone e la lettura più avvincente. Spesso ho condensato in un solo paziente più persone e, quasi sempre ci sono scappati pezzetti di me stesso.    Leggi l’introduzione 

 

#6 – Sesso & Potere: il caso di Matteo

 

Storie di Terapie #6 – Sesso & Potere: il caso di Matteo. - Immagine: © Vladimyr Adadurov - Fotolia.com

E’ sempre più frequente, con l’utilizzo diffuso di Internet, che i pazienti arrivino già con una diagnosi fatta in casa, in genere si tratta dell’attacco di panico che è molto trendy o della vecchia depressione.

Quasi nessuno sotto i cinquant’anni parla più del desueto “esaurimento nervoso” che tutte le nostre nonne avevano prima o poi avuto in un momento difficile, tra un aborto o un tradimento del marito.

Nessuno mai però era stato così preciso come Matteo. Il messaggio che lasciò in segreteria telefonica recitava testualmente: “Sono Matteo, mi invia il Dr. C., ho un disturbo bipolare dell’umore che a volte diventa schizofrenico, per cui ho bisogno di una sua psicoterapia cognitivo comportamentale. Posso venire da lei ogni pomeriggio dei giorni dispari dopo le 17, mentre nei giorni pari sono libero alle 18”.

Storie di Terapie - © Athanasia Nomikou - Fotolia.com
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Lo incontrai un lunedì alle 17,30. Mi sommerse con un fiume inarrestabile di parole, le frasi trapassavano una nell’altra con estrema disinvoltura beffandosi della logica aristotelica, ponti arditi erano gettati tra un tema e il successivo, magari semplicemente per un assonanza o, magari, per un passaggio che, nella fretta, era rimasto nella sua mente e non si era fatto strada fino alla bocca:

“…fino a dodici anni sono stato benissimo ero un ragazzino sorridente e pieno di amici ma le cattive compagnie o forse il cattivo ero io e non me lo sono mai detto nonostante la psicoterapia con il Dott. L. che mi ha spiegato tutto e che la conosce sa tutto sembra spingermi verso di lei ed io penso che nel triangolo drammatico lei rappresenti il salvatore. Voglio uscirne da questa geometria della psiche perché la colpa è di mia madre che mi vuole ancora bambino suo ma ne ho le scatole piene. Eccoci passati alla geometria dei solidi e le dico la verità che in me di solido c’è ben poco. C’è molto di solito, sempre le solite cose. Credo che dovremmo parlare spesso e parlare di sesso. Non mi sono fatto mancare niente dottore. Ho una vita sessuale sensazionale, non soltanto anale. Non saprei definirmi. Mi faccia pure le domande che vuole, da parte mia farò tutti i compiti che mi assegnerà, mi sono informato di come funzionate e poi anche L. la stima come C.”

Matteo è un uomo di 39 anni di statura media con un viso sorridente e simpatico. Laureato in filosofia, lavora in una grande organizzazione sindacale che vive come una casa protettiva. Il Dr. C. lo tratta farmacologicamente con il litio sulla base di una diagnosi di disturbo bipolare.

Primogenito di due fratelli maschi è stato molto geloso del fratellino e lo è tuttora, anche perché il minore ha avuto una vita di successo sia scolastico che professionale, lavora in una università all’estero, è sposato ed ha una figlia. Matteo, invece, è rimasto sempre a casa con i genitori ed a trovato un lavoro che, per quanto sicuro, non risponde alle aspettative sue e della famiglia.

All’età di quindici anni ha avuto il primo episodio depressivo, ha smesso di frequentare gli amici e persino di andare a scuola, motivo per cui ha perso l’anno, non si lavava, non mangiava e la mamma, insegnante, ha dovuto prendere l’aspettativa per curarlo esattamente come un neonato. Lo imboccava e lo lavava mentre lui restava a letto tutto il giorno.

Un Giorno di Ordinaria Follia #1 - Posso bere la Candeggina? - Psichiatria - Immagine: © Mario - Fotolia.com
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I sedici anni sono ricordati da Matteo come il suo debutto sulla scena della sessualità. La sua prima esperienza fu una reciproca fellatio con un suo compagno di classe venuto a trovarlo a casa. Da allora, iniziò a prosciugare i conti correnti della famiglia con prostitute e transessuali che tuttora frequenta, non meno di due volte a settimana. Rimanendo sul tema della sessualità, che lo interessa molto, mi racconta mille avventure, soprattutto la bellezza di una professione quale la prostituzione che, se fatta per passione e per libera scelta, è bella come la psicoterapia perché dà la felicità agli altri. E’ stato innamorato profondamente di due donne, Ofelia e Pandora e di un uomo, Giorgio. Con tutti e tre ha avuto una felice vita sessuale, ma viveva nel terrore di essere abbandonato e li assillava continuamente per avere rassicurazioni in proposito. Tale assillo è stato il motivo della fine delle sue storie, ogni volta lui sente di morire perché, se l’altro lo rifiuta, vuol dire che non vale nulla e che è un essere schifoso e indegno. Il partner rappresenta un rinforzo essenziale per la sua identità, ha un potere enorme e come tale è terribilmente minaccioso. Se lo accetta e lo ama lui si sente invincibile e straordinario, se lo rifiuta si sente una nullità. Le fasi depressive e maniacali sono in genere precipitate, rispettivamente, da un rifiuto e da un successo affettivo.

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Quando si vede sconfitto e inutile si rifugia in una simbiosi con la madre, sempre pronta ad accogliere il suo ritorno.

Le donne sono amate ma soprattutto temute, ha una sorta di parafilia, del tutto egosintonica, per i piedi delle donne, li bacia e si masturba, soprattutto se sporchi e sudati. Eiacula immediatamente al solo pensiero di essere calpestato e sottomesso. Di contro, con le prostitute, è spesso violento, fa loro del male e gode nel sentirle completamente sottomesse e in suo totale controllo.

Il padre è un dirigente aziendale di medio livello, proviene da una famiglia di anarchici toscani intolleranti a qualsiasi regola, legge o potere costituito. Il tema agonistico del potere è sempre presentissimo in Matteo, sebbene culturalmente, per formazione e ideologia, lo consideri un disvalore, credendo invece nella solidarietà e nella fratellanza.

Due sono i temi trasversali che attraversano la sua esistenza: la sessualità (il sistema sessuale) e il potere (il sistema agonistico).

Lovers - © George Mayer - Fotolia.com
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Il secondo è però sovraordinato e parzialmente egodistonico permettendo, perciò, un intervento terapeutico. La sessualità colora incessantemente la sua visione del mondo, ma Matteo lo trova buono e giusto. Quando va in giro, a sua dire, non vede persone ma solo fiche, buchi del culo e piselli. La vita gli sembra una grande danza fittizia che ha, come scopo reale anche se non sempre dichiarato, il ricongiungersi gioioso di questi tre elementi. Tutte le attività degli esseri umani non hanno che un unico scopo “venire o farsi venire dentro da qualcun’ altro”, lui partecipa gioiosamente a questa danza e sa assaporarne tutti i possibili godimenti. Solo quando resta fuori per un giro si intristisce terribilmente e torna dalla donna che non lo rifiuta mai e la prima, la mamma.

Meno gradevole è l’infinita battaglia agonistica per stabilire chi sta sopra e trionfa e chi sta sotto e affoga nell’umiliazione. Probabilmente la competizione originaria è stata con il padre e/o con il fratello, cui sempre tutto riusciva facilmente e bene e la posta in palio era la madre.

Ma ora è in gara con tutti, sul lavoro, con gli amici, persino le persone che non conosce e incontra casualmente per strada si chiede se siano migliori o peggiori di lui. E’ un confronto continuo da cui esce esaltato, se si ritiene migliore e depresso, se si crede inferiore.

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Naturalmente le due tematiche si intersecano ampiamente. Matteo, quando fa l’amore, fa anche la guerra, o domina o è dominato e, in entrambe le posizioni, sperimenta un surplus di eccitazione. Il fatto di scoprirsi così interessato al potere lo disturba. Gli dico che per lui, come recita l’adagio siciliano, “cumannari è meglio che fottere” o, per la precisione, “fottere è un altro modo di cumannari”, che resta la cosa più importante.

Matteo inizia ironicamente a chiamare questo suo modo di funzionare che non gli piace “il suo Silvio interno” facendo riferimento a Berlusconi. Accogliendo la metafora anch’io inizio a chiamare silviogenerati tutti i suoi comportamenti , pensieri ed emozioni che derivano dall’attivazione pervasiva e incongrua del sistema agonistico, che così inizia a riconoscere. Ci convinciamo che, se avesse una migliore autostima di base, sarebbe meno dipendente dal giudizio degli altri per cui le donne che lo lasciano non avrebbero il potere di deprimerlo né, quelle che lo accettano, di eccitarlo. Sarebbe anche meno impegnato in questa continua misurazione con gli altri maschi per vedere chi l’ha più lungo.

Ci diamo come obiettivo quello di togliersi l’armatura e di iniziare a sperimentare dei rapporti che lui vuole definire in codice “veltroniani”, intendendo di collaborazione tra pari.

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Il primo rapporto che sente quasi completamente veltroniano è quello con me e quindi smette rapidamente di fare la ruota del pavone in ogni seduta per mostrarmi quanto lui sia straordinario. Sente la relazione sufficientemente salda per cui non ha bisogno di sedurmi, adulandomi come il miglior terapeuta del mondo, tre metri più in alto degli altri colleghi, può pensare di essere normale, che non è il miglior paziente del mondo, come noi non siamo la migliore coppia terapeutica mai esistita.

Inizia a sperimentare i vantaggi del poter essere normale, assaporando il mondo che prima guardava appena di sfuggita, impegnato com’era a combattere e a sopraffare per non essere sopraffatto.

Il lavoro successivo con Matteo è consistito poi, per alcuni altri mesi, in un processo di stabilizzazione dei risultati ottenuti, rendendo automatico il nuovo modo di ragionare veltroniano perché sostituisse, di default, quello antico berlusconiano. Si è trattato di aiutarlo in un continuo esame di realtà: di fronte ad eventi che lo inorgoglivano e rischiavano di maniacalizzarlo il messaggio era “guarda che non c’è niente di straordinario, capita a tutti, è normale”, di fronte alle delusioni e agli insuccessi il messaggio era “guarda che non c’è niente di straordinario, capita a tutti, è normale”.

La mia voce che gli ripeteva questo mantra lo accompagnava durante la settimana, diventando una parte di lui. Abbiamo iniziato a diradare le sedute quando Matteo mi ha detto che la voce interiore che gli ricordava che tutto è normale aveva perduto il mio accento romanesco ed usava il tono del suo normale dialogo interno.

Prima che si concludesse la terapia ci furono le dimissioni di Veltroni da segretario del partito e temetti che Matteo trovasse conferma della supremazia del metodo Berlusconi e che mi dicesse, nel suo quadro di riferimento agonistico-sessuale, che “se sei buono te lo mettono in culo”.

Lo fece, ma fu una occasione utile di approfondimento.

E’ chiaro che se uno sta passeggiando in una villa senza correre sarà superato da chi si sta allenando a correre. Quest’ultimo potrà anche pensare di aver vinto, ma le categorie del vincere o perdere sono soltanto di chi corre, chi passeggia non perde, semplicemente perché non sta gareggiando e non c’è motivo perché assuma la prospettiva dell’altro. Matteo stesso osservò, da pigro qual’ è, che a campare meglio era certamente il camminatore, lo scopo di arrivare primo era solo nella mente del corridore.

E’ solo lui che rischia di perdere, l’altro non può.

 

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