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Psicoterapia: Il Disputing Logico-Empirico alla Beck – Parte 2

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 21 Mag. 2012

 

Secondo Clark e Beck (2010) il disputing logico-empirico della minaccia temuta dal paziente ansioso va articolato in 4 variabili: stima della probabilità, della gravità, della vulnerabilità e della sicurezza.

  • Psicoterapia: Il Disputing Logico-Empirico alla Beck – Parte 2. - Immagine: © Itaca55 - Fotolia.comStima della probabilità: siamo in grado di definire con esattezza, la minaccia? Di definire il danno che ne verrebbe? E di stimarne la probabilità di realizzazione? Dove, quando e come avverrebbe? E a quali condizioni?
  • Stima della gravità: definire con esattezza la minaccia significa anche valutarne con precisione la gravità del problema. Una minaccia può essere reale, ma in fondo poco pericolosa o molto meno pericolosa di quel che sembra. Spesso la gravità di una minaccia è sopravvalutata. Non dobbiamo scambiare la realtà di una minaccia con la sua pericolosità.
  • Stima della vulnerabilità: quanto siamo vulnerabili? Lo abbiamo valutato? Spesso scambiamo la presenza di una minaccia con la nostra vulnerabilità ad essa. Siccome una minaccia esiste, allora siamo vulnerabili. Invece no. Sono due variabili distinte. Una minaccia può esistere e noi possiamo essere poco vulnerabili a essa. Questo è un errore cognitivo piuttosto comune e diffuso.
  • Stima della sicurezza: ancora diversa dalla vulnerabilità è la nostra sicurezza personale, che dipende da fattori esterni e non dalla vulnerabilità personale. Anche in questo caso si tratta di una variabile facilmente trascurata e sottovalutata.

 

Questi aspetti dell’ansia possono essere affrontati direttamente, oppure prendendo in considerazione altri parametri altrettanto promettenti per una buona terapia cognitiva. La normalizzazione dell’ansia si articola in tre componenti (Beck, 1985):

Disputing Monografia
MONOGRAFIA: Il Disputing in Psicoterapia

Normalizzazione rispetto agli altri. Una delle convinzioni che catastrofizza i timore del soggetto ansioso è la convinzione che gli altri non condividano le sue paure e che egli sia l’unico al mondo o dei pochissimi a soffrire di ansie e paure. Farlo riflettere su episodi in cui egli ha potuto intuire che anche gli altri siano soggetti alle stesse sue paure o a simili timori lo aiuta a diminuire l‘estremo pessimismo delle sue valutazioni.

Normalizzazione rispetto al passato. Esplorare il passato facilita nel paziente la consapevolezza che minacce simili a quelle temute nel presente si sono presentate nel passato e sono state gestite in maniera accettabile.

Normalizzazione rispetto alle situazioni. Una volta che il paziente ha imparato a individuare le situazioni ansiogene, diventa possibile trovare situazioni simili che però sono gestite in maniera migliore o comunque in modo meno disfunzionale. Il paziente può quindi tentare di applicare questo modello anche alle situazioni legate ai suoi timori ansiosi.

Un’altra articolazione cognitiva del pensiero ansioso lo troviamo nei 4 parametri del pensiero negativo di Robichaud e Dugas (2005a, 2005b):

a) Percezione dei problemi come minaccia al benessere;

b) Dubbi d’inefficacia nella capacità di problem-solving;

c) Tendenza pessimista sugli esiti;

d) Bassa tolleranza alla frustrazione.

Anche questi parametri offrono buone opportunità per un disputing logico-empirico alla Beck. Il più originale è il primo. Infatti possiamo utilizzare la “percezione dei problemi come minaccia al benessere” come base per incoraggiare il paziente a capire che egli scambia la semplice e normale presenza di problemi per minacce. L’ansia è un segnale, un segnale che ci sono problemi, problemi da risolvere. In presenza di ansia la domanda da porsi è:

“Qual è il problema che devo affrontare?” E non: “Qual è la minaccia che devo evitare?”

Gli altri tre parametri sono meno originali e a essi si può applicare il disputing logico empirico alla Beck o quello pragmatico alla Ellis.

I dubbi d’inefficacia nella capacità di problem-solving vanno a loro volta sottoposti a critica. Perché il paziente ritiene di non essere in grado di risolvere i problemi? In base a quali valutazioni, a quali ragionamenti? Ragionamento analogo per la “tendenza pessimista sugli esiti”. In base a cosa il paziente pensa che l’esito sarà negativo? Infine, per la “bassa tolleranza alla frustrazione” valgono i suggerimenti di Albert Ellis.

 

 

BIBLIOGRAFIA: 

  • Beck, A. T., Emery, G., Greenberg, R. L. (1085). Anxiety disorders and phobias: A cognitive perspective. New York: Basic Books.
  • Clark, D. A., Beck, A. T. (2010). Cognitive Therapy of Anxiety Disorders. Science and Practice. New York: The Guilford Press.
  • Robichaud, M., & Dugas, M. (2005a). Negative problem orientation (Part I): Psychometric properties of a new measure. Behaviour Research and Therapy, 43, 391-401.
  • Robichaud, M., & Dugas, M. (2005b). Negative problem orientation (Part II): Psychometric properties of a new measure. Behaviour Research and Therapy, 43, 403-412.
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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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