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Affidamento condiviso: figli più sicuri ed equilibrati

E' importante promuovere il principio della bigenitorialità: l'affidamento condiviso è la soluzione migliore nei casi di separazione.

Di Alice Mannarino

Pubblicato il 17 Mag. 2012

Aggiornato il 01 Ago. 2012 14:43

 

Affidamento condiviso: figli più sicuri ed equilibrati. - Immagine: © pressmaster - Fotolia.comAttualmente sempre più frequenti sono le separazioni, i divorzi, le famiglie allargate e nel mondo occidentale il principio della bigenitorialità viene applicato con sempre maggiore vigore e intensità. 

Questo a partire dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 Novembre 1989. Nel nostro paese, solo attraverso un lavoro faticoso, costato 4 legislature, si è riusciti a fare passare come forma prediletta l’affidamento condiviso. Uno degli ultimi disegni di legge, in Italia, relativo all’affidamento condiviso dei figli di genitori separati, risale al 16 novembre 2010 (ddl 2454). I punti salienti del nuovo disegno di legge comprendono:

A. Diritto del minore ad un rapporto effettivamente equilibrato con entrambi i genitori; cosa che non si realizza se il figlio trascorre con uno di essi poco più di un fine settimana al mese.

B. Presenza di un doppio domicilio; ovvero percepire come propria sia la casa del papà sia quella della mamma.

C. È importante che il minore percepisca che entrambi i genitori provvedono ai suoi bisogni, anche di tipo economico; quindi ricevere cura e accudimento da entrambi nella quotidianità.

D. Effettuare un percorso di mediazione parentale, prima che cominci la parte contenziosa.

 

Non imparo perché sono pigro o per dire qualcosa a mamma e papà? - Immagine: © olly - Fotolia.com -
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Questo passaggio legislativo è molto importante, se ben applicato, per la tutela e la salute dei figli di genitori separati.

Il minore oggi si trova all’interno di un percorso di crescita che comporta molte incertezze, per tale motivo è importante che possa fare riferimento in maniera indistinta ad entrambi i genitori. Molto spesso accade che in seguito alla separazione il figlio venga affidato in maniera prevalente ad uno dei due genitori (genitore “collocatario”, quindi prevalente nella cura e nel mantenimento del minore). Questo fenomeno può portare il minore ad identificare il genitore collocatario come unica figura di riferimento e ciò può ridurre la capacità genitoriale nell’affrontare l’incertezza evolutiva del bambino/ragazzo; può accadere infatti che l’altro genitore abbia poi difficoltà ad intervenire ed agire in modo efficace quando ad esempio il genitore di riferimento non è stato in grado di gestire aspetti critici nella cura, educazione e mantenimento del figlio/a.

Per questo motivo è importante promuovere il principio della bigenitorialità: la stabilità del minore non è data dalla stabilità logistica (cioè il fatto che il minore abbia come punto di riferimento una sola casa) ma dalla possibilità di poter godere nella quotidianità della presenza equilibrata di entrambi i genitori.

Tra gli studi più significativi possiamo riportare uno studio francese (G. Poussin, E Martin, 1999) il quale attesta che sono i bambini che vivono con entrambi i genitori a percepirsi più sicuri di se stessi se comparati con bambini che vivono con un solo genitore. In particolare, lo studio evidenzia come i bambini che vivono in un regime di residenza alternata abbiano livelli di autostima maggiori rispetto ai bambini che vivono in residenza monoparentale.

Altro studio interessante è quello condotto da Robert Bauserman per il Dipartimento della Salute Statunitense (Bauserman, 2002) nel quale sono stati analizzati un ampio numero di bambini residenti con un solo genitore e bambini con residenza alternata. L’indagine attribuisce ai bambini in residenza alternata un comportamento più adeguato rispetto alle norme scolastiche, un maggiore livello di autostima e una maggiore soddisfazione rispetto alle loro relazioni familiari.

Infine vi sono diversi studi, tra cui quello di Anna Sarkadi (2008) i quali mettono in evidenza come il coinvolgimento paterno, inteso come tempo di coabitazione, impegno e responsabilità, abbia influenze positive sullo sviluppo dei figli. In tale studio il coinvolgimento dei papà sembra migliorare lo sviluppo cognitivo, diminuire la delinquenza giovanile e ridurre la frequenza di problemi connotati come “comportamentali”.

 

BIBLIOGRAFIA:

  • G. Poussin, E.Martin Leubern “Consequences de la sèparation parentale chez l’enfant”, Editore Eres, 1999.
  • R. Bauserman, Child adjustament in Joint-Custody versus Sole Custody, Journal of family psychology, vol 16, March 2002.
  • Anna Sarkadi et al., Father’s involvement and children developmental outcomes: a systematic review of longitudinal studies, Acta Pediatrica 2008.
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