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Specchio Specchio delle mie brame, sei tu il peggior nemico del mio Reame?

Con Dismorfofobia si intende quando una persona si preoccupa di una parte del corpo anche se questa rientra nei “canoni della normalità”.

Di Mara Soliani

Pubblicato il 06 Mar. 2012

Aggiornato il 22 Mar. 2012 11:27

 

Sulle derive pericolose della Dismorfofobia.  

Specchio specchio delle mie brame.... Le derive della dismorfofobia. - Immagine: © Danomyte - Fotolia.com A quanti è capitato guardandosi allo specchio di puntare sempre alla fronte un po’ troppo spaziosa, a quei capelli che sono troppo sottili, oppure semplicemente sono troppi o troppo pochi, a quel naso a patata, alle celeberrime colutte de chevals, incubo di tante donne, alla pancetta un po’ sporgente e a chi più ne ha più ne metta? In tanti condividono queste “fisse” su parti del corpo che proprio non vanno giù…un “callo” al quale taluni han fatto l’abitudine e hanno anche imparato a conviverci, mentre per altri una vera e propria spada di Damocle che ogni giorno si fa sempre più incombente. Il cruccio verso una o più parti del corpo a noi poco gradite è assai diffuso, tuttavia in alcuni casi il disagio è talmente significativo che parlare di semplice preoccupazione è assai riduttivo.

 

Lo Specchio Riflessivo (Psicoterapia e Video Feedback) - Immagine: © skvoor - Fotolia.com -
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Quando si parla di dismorfismo corporeo (o dismorfofobia) si fa riferimento a quei casi in cui una persona si preoccupa e si vergogna di una parte del corpo anche se questa rientra nei “canoni della normalità”. La sua attenzione è focalizzata sul difetto, tanto che questo può diventare una vera e propria ossessione, un pensiero dominante che può accompagnare la persona per tutta la giornata. Le stime relative alla diffusione di questo disturbo sono ancora da accertarsi, tuttavia pare che in Italia più di 500.000 persone soffrano di dismorfismo corporeo, in una bassissima percentuale viene fatta una diagnosi adeguata e una percentuale ancora inferiore segue un trattamento adatto.

 

Disturbi Alimentari - Alpbach Bologna 2011 - Immagine: © waterlilly - Fotolia.com -
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Frequente nel sesso femminile quanto in quello maschile l’esordio si ha nell’età adolescenziale, tuttavia i primi sintomi possono menifestarsi molto più in là nel tempo, questo andamento graduale è legato anche alla difficoltà di parlare di queste “fissazioni” che si fanno ogni giorno sempre più pressanti e opprimenti. Molto spesso, quando si decide di confidarsi con l’altro e parlare delle proprie preoccupazioni, queste vengono sminuite perché i difetti e le deformità, dall’esterno, non sono viste come tali, ciò rende doppiamente difficile comprendere il disagio legato a questi pensieri ripetuti e intrusivi. Guardandosi allo specchio la propria attenzione è attirata per lo più da quelle imperferzioni relative al volto che vanno dai capelli radi, all’acne più o meno accentuato, alle rughe, alle cicatrici più o meno evidenti, ma non solo, anche il colorito della carnagione rappresenta un possibile problema così come la peluria presente sul viso. Dimensione e forma di naso, occhi, sopracciglia, orecchie, labbra, mento e testa ma anche di fondoschiena e addome e di altre parti del corpo più nascoste come i genitali e il seno sono fonte di preoccupazione.

L’immagine riflesssa allo specchio altro non è che una visione distorta del proprio aspetto fisico, visione guidata da una ossessiva preoccupazione della propria esteriorità. È ripetuto ormai in ogni dove l’importanza che la bellezza riveste nella nostra società, immagini di avvenenti corpi che circondano la nostra vita quotidiana non aiutano di certo ad affrontare serenamente la tanto amata superficie riflettente. Ciò che va sottolineato è che di fronte allo specchio, colui che soffre di dismorfofobia, non ha scampo, non c’è possibilità di paragone con nessun modello di beltà, perché la bellezza non è propria di quel riflesso, lo sono solo e soltanto i difetti giorno dopo giorno. E così ci si appresta ad andare a scuola, al lavoro, a far la spesa ad uscire con gli amici, sempre in compagnia dell’immagine di un “orrendo mostro ” fino a quando questa non si fa talmente pressante e orrifica da impedire di fare tutto ciò. La vergogna provata può esser talmente intensa da portare all’evitamento di qualsivoglia situazione sociale, si possono sviluppare delle vere e proprie compulsioni che hanno lo scopo di monitorare il difetto “24 ore su 24”, talvolta la cura del proprio aspetto fisico, l’utilizzo di creme, la depilazione, il pettinarsi, l’eliminazione di brufoli e punti neri, può occupare buona parte della giornata tanto da risultare invalidante.

"Gelosi tecno-patologici" - Immagine: © 2012 Costanza Prinetti -
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Va ricordato inoltre che insieme all’irascibilità e alla richiesta di continue conferme e rassicurazioni sul proprio aspetto, può comparire anche un forte stato depressivo dal quale, nei casi più gravi non vengono escluse le idee suicidarie. Pertanto dietro ad ossessioni, che possono ricordare le preoccupazioni che ognuno di noi ha nei confronti del proprio aspetto fisico, si nasconde un mondo di idee invasive costanti e persistenti, fonte di grande sofferenza, e dato l’elevato rischio che il disturbo diventi cronico và da sé l’importanza di riconoscerle ed affrontarle adeguatamente. Pensare al tempo, al tempo usato per fomentare le proprie preoccupazioni, tempo sprecato davanti ad uno specchio ad ispezionare una realtà che reale non è, tempo sprecato a coprire uno specchio perché “lui è il peggior nemico”, tempo buttato via, perso e mai più ritrovato. Ne è valsa la pena? Se siete pronti, ve lo chiederete.

 

 

BIBLIOGRAFIA: 

  • American Psychiatric Association. Diagnostic and Statisticai Manual of Mental Disorders. 4th ed. Washington, DC: American Psychiatric Association, 1995.
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