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La saggezza del rock’ n’ roll (Il mio Psicoterapeuta suona il rock – Parte 2)

(Il mio Psicoterapeuta suona il rock - Parte 2) Alcune frasi sagge che possono insegnare a vivere meglio, contenute in tante canzoni rock.

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 21 Feb. 2012

Aggiornato il 24 Ott. 2012 11:23

 

Gaspare Palmieri.

It’s not time to make a change, just relax and take it easy.
Father and son, Cat Stevens, 1970

 

La saggezza del Rock' n' roll. - Immagine: © Isaxar - Fotolia.comEssendo questo un articolo scritto e non un concerto (ahimè) o un gruppo di ascolto, a questo punto possiamo parlare soprattutto di testi di canzoni ma sono sicuro che appena nominerò alcuni titoli, le note della canzone inizieranno a muoversi nella mente del lettore.

Ho accennato nell’articolo precedente alla canzone d’autore italiana, ma mi tocca iniziare da oltreoceano, dove, parlando di canzoni, di cose da raccontare ce ne sono parecchie.

Nel 2008 mi trovavo a un congresso della Society of Psychotherapy Research a Edimburgo e la mia attenzione è stata letteralmente rapita da un libro in esposizione dello psicologo americano Barry Farber (2007) dal titolo “Rock ‘n’ roll wisdom: what psychologically astute lyrics teach about life and love (sex, love, and psychology)” .

In questo libro l’eminente collega ha raccolto, con l’impeccabile sistematicità metodologica anglosassone, una serie di frasi sagge e che possono aiutare a imparare a vivere meglio, contenute in tante canzoni rock. E’ molto interessante e paradossale come la musica rock, che dalla sua nascita ha rappresentato la trasgressione e la ribellione nei confronti del “sistema”, possa invece essere un veicolo di concetti di saggezza. Scorrendo le pagine del libro, diviso proprio per tematiche (ricerca di un significato alla vita, amore, amicizia, depressione, difese psicologiche…), si trovano tante frasi tratte dalle canzoni, che potrebbero essere pronunciate dal paziente per raccontare la propria esperienza interna o dallo psicoterapeuta, per empatizzare con i vissuti del cliente o per fungere da “cassa di risonanza emotiva”. Vediamo qualche esempio.

When you’re down and troubled, and you need an helping hand…you have got a friend

Il mio Psicoterapeuta suona il Rock! - Immagine: © Isaxar - Fotolia.com -
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Tratta da “You got a friend” (1971) interpretata da James Taylor (ma scritta da Carole King), brano che sottolinea l’importanza dell’amicizia nei momenti di difficoltà. Mi fa venire in mente le storie di tanti pazienti affetti da gravi forme psicotiche, che a causa delle difficoltà di funzionamento e di socializzazione legate alla malattia (ma anche a causa dello stigma legato ai disturbi psichici), non possono contare quasi su nessuno e si trovino assolutamente isolati. Un recente studio australiano ha mostrato come il 45% dei pazienti psicotici non abbia un amico con cui condividere pensieri e stati d’animo (Harvey e Brophy, 2011). Problema analogo per i pazienti affetti da disturbi della personalità (es. borderline e narcisisti), in cui è proprio il problema di carattere che tende a distruggere e rendere spesso impossibili le relazioni più intime. L’importanza dell’amicizia come fattore protettivo sembra quasi scontata, ma per molti casi gravi non lo è affatto e una canzone che tocchi questa corda, facendola risuonare può essere utile.

I will go down with the ship

Questa frase tratta da “White Flag” (2003) di Dido è una metafora molto potente di come una persona può sentirsi alla fine di una relazione sentimentale, letteralmente affondando con la nave. In questa frase non c’è neanche un tentativo di diventare un naufrago, non c’è la forza o forse non c’è il tempo. Si affonda e basta. Mi immagino questo affondare lento, con atteggiamento passivo e con il silenzio attorno. Questo tipo di reazione di fronte a una separazione venne descritta tanto tempo fa da John Bowlby (1982), “padre” delle ricerche sull’attaccamento, in particolare in persone caratterizzate da attaccamento insicuro ambivalente, dove la sofferenza rispetto alla separazione è molto più intensa del normale.

“I will survive”

Ecco questo è l’atteggiamento opposto cantato da Gloria Gaynor nel 1978 nell’omonima canzone. Rappresenta una strategia di coping, è il corrispettivo dell’atteggiamento psicologico del noto proverbio “Morto un papa se ne fa un altro”. La sofferenza psichica per una rottura sentimentale può essere davvero devastante, soprattutto se la fragilità è forte. In questi casi anche Gloria Gaynor può venire in aiuto. Il nostro Bowlby (1982) avrebbe forse classificato questo atteggiamento come insicuro evitante, l’opposto del precedente, quello che caratterizza persone con una compulsiva fiducia in sé stessi, in cui il lutto per la perdita può manifestarsi anche dopo anni, magari con veri e propri crolli in condizione di stress completamente svincolate dall’evento di separazione.

“Hello darkness my old friend”

“The sound of silence” (1966) di Simon and Garfunkel esordisce con questa frase che sembra lo slogan della popolazione dei depressi, dei distimici, dei tristi e dei pessimisti cronici. Il cordiale saluto di benvenuto all’oscurità implica una certa dimestichezza con il mondo delle tenebre, che è definito come amico, come qualcosa di famigliare che la persona conosce e che sa che prima o poi tornerà a trovarlo. Si tratta del difficile processo di accettazione di stati d’animo problematici, sempre meno compatibili con i modelli positivi idealizzati della vita di oggi. Anche la modernissima Mindfullness Based Cognitive Therapy (Segal, Teasdale e Williams 2006), di ispirazione orientale, si pone come obiettivo l’imparare ad accogliere gli stati mentali dolorosi senza volerli combattere. Quindi, benvenuta tristezza!

“I don’t know who I am, but you know, life is for learning”

Arteterapia: teoria e prassi di un nuovo approccio psicoterapeutico integrato – parte I - Immagine: © oscurecido - Fotolia.com
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Questa frase tratta dalla canzone Woodstock (1969) di Joni Mitchell ha a che fare con il problema dell’identità e della sua costruzione attraverso l’apprendere dall’esperienza, talvolta dolorosa. E’ una frase piena di speranza che può toccare soprattutto i giovani, penso in particolare agli adolescenti, ma anche i meno giovani che si trovano in momenti di confusione e di crisi. E’ un invito a non cadere nell’ansia che può dare il disorientamento, che può rendere ancora più confusi e disorientati. L’ansia può rappresentare un ostacolo insormontabile allo sviluppo di una vita ricca di scelte fatte in libertà. Un altro brano che affronta una tematica analoga è  “I still haven’t found what I am looking for” (1987) degli U2.

“You can’t always get what you want, but if you try sometimes, you just might find, you get what you need”

Tratto dal brano del 1969 “You can’t always get what you want” dei Rolling Stones, che oltre a sottolineare l’importanza dell’esplorare le possibilità e di inseguire i propri sogni, introduce il tema dei limiti. La questione del limite e dell’onnipotenza è cruciale nei percorsi terapeutici con pazienti borderline e narcisisti.
Marsha Linhean, nella sua terapia dialettico comportamentale per il disturbo di personalità borderline (Linhean, 1993), definisce l’obiettivo di guidare il paziente verso una “mente saggia”, in grado di accettare le situazioni di frustrazione senza reagire con eccessi di emotività (in particolare rabbia). La frustrazione rappresenta per il paziente borderline il limite imposto dall’esterno, a cui reagisce con rabbia distruttiva.

ProYouth
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In questo caso il discorso assume una connotazione ancora più interessante in quanto la canzone è cantata dai Rolling Stone, che hanno fatto, almeno per un certo periodo (lungo), della vita di eccessi la propria bandiera. In questo senso consiglio la lettura della biografia del chitarrista Keith Richards (Richards, 2011) che a tratti ricorda una lunga cartella clinica di un paziente tossicodipendente. Se quello che scrive è vero (credo sia d’obbligo porsi questa domanda quando si parla di rock ‘n’ roll) Keith si è disintossicato e ricaduto nell’eroina almeno sette volte! “Sono stato per dieci anni al numero uno della lista delle persone prossime a morire” racconta nel suo libro. Il fatto che la perla di saggezza venga regalata da persone che hanno conosciuto le tenebre credo che conferisca più autenticità e si spogli di quell’attitudine moralistica o paternalistica, che desta l’irritazione e la sospettosità in tanti pazienti “ribelli”, soprattutto i più giovani. Sottende il carattere narcisistico invece l’aspettativa idealistica che tutto debba avvenire come si desidera, con conseguenti gravissime frustrazioni depressive se questo non accade.

Uno dei compiti del terapeuta in questo caso è aiutare il paziente a capire che perseguire la grandiosità implica il rischio di disprezzarsi se si fallisce (Semerari e Dimaggio, 2003). Il titolo del brano di Mick Jagger e soci può avere anche una grande importanza educativa, in un momento storico in cui è difficilissimo che i giovani accettino dei “no” o in cui ci sia qualcuno che abbia ancora il coraggio di dirne dei “no” (citando un altro brano di Vasco Rossi). Ogni generazione ha infatti le sue canzoni e c’è chi le considera uno strumento efficace per ricucire il filo spezzato di un dialogo educativo tra giovani e adulti (Gigante, 2005).

 

 

BIBLIOGRAFIA: 

  • Bowlby J. Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina, 1982
  • Dimaggio G., Semerari A. I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Laterza, 2003
  • Farber B.A. (2007) “Rock ‘n’ roll wisdom: what psychologically astute lyrics teach about life and love (sex, love, and psychology)”, Praeger, London
  • Gigante L., Turi G. prestami orecchio. L’uso della canzone nel dialogo tra le generazioni. La meridiana, 2005
  • Harvey C., Brophy L. (2011). Social isolation in people with mental illness. Medicine Today,12, 10
  • Linhean M. Trattamento cognitivo comportamentale del disturbo borderline. Il modello dialettico. Raffaello Cortina, 1993
  • Richards K., Life, Feltrinelli, 2010
  • Segal Z.V, Williams J.M., Teasdale J.D. Mindfullness. Bollati Boringhieri, 2006  
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