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Psicologia: le ricerche più interessanti del 2011

Questa è la seconda parte di un articolo unico sugli studi più interessanti del 2011 nel campo della Psicologia. La classifica è redatta da David di Salvo e pubblicata originariamente sul sito Psychology Today.

Di Ursula Catenazzi, Sara Della Morte, Giuseppina Di Carlo

Pubblicato il 23 Gen. 2012

– Rassegna Stampa – Questa è la seconda parte di un articolo unico sugli studi più interessanti del 2011 nel campo della Psicologia.

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze PsicologicheBuon lunedì! Come anticipato la settimana scorsa, ecco le altre cinque ricerche del 2011 che potrebbero offrire interessanti spunti di riflessione in questo 2012! La classifica è redatta da David di Salvo e pubblicata originariamente sul sito Psychology Today.

 

6) Meglio un uovo oggi… in quest’epoca di crisi mondiale, i ricercatori della Columbia University di New York si sono chiesti che cosa caratterizzi gli individui che, come la cavalletta nella favola di Esopo, vivono nel presente, spendendo più di quanto possono permettersi, accumulando così debiti futuri. Una scelta considerata vantaggiosa a breve termine, mentre il pagamento degli interessi viene collocato in un futuro troppo lontano per preoccuparsene, specie, se il vantaggio economico è disponibile fin da subito. A pesare su questa linea di condotta, che in America non ha solo inciso sulle finanze degli statunitensi, ma ha contribuito a far crollare tutto il sistema economico, sarebbe l’associazione con componenti psicologiche legate al processo decisionale, al bias dell’immediatezza e alla sfera dell’impulsività.

Nell’esperimento era chiesto ai soggetti di compilare un questionario riguardante la capacità di dilazionare i piaceri nel tempo; dopo, i partecipanti, potevano scegliere un piccolo omaggio, da ritirare subito o una ricompensa più grande, ma elargita in un secondo tempo. I risultati dello studio, in accordo con le ipotesi iniziali mostravano che i soggetti che si definivano più impazienti, sceglievano la ricompensa più piccola. A sorprendere la correlazione tra la tendenza a concedersi piccole gratifiche giornaliere e un peggiore stato finanziario. Ciò potrebbe suggerire che la tendenza a contrarre debiti potrebbe derivare sia da processi consapevoli sia dall’impulsività individuale.

 

 

7) Personalità e Creatività, il luogo comune vuole l’artista come un inguaribile narcisista, ma sarà vero? Secondo gli studiosi della Cornell University di New York, non esattamente. I narcisisti sarebbero però convinti di essere creativi e più bravi nel persuadere l’altro a crederlo!

Nell’esperimento, ai 244 partecipanti, precedentemente testati per individuare il grado di narcisismo individuale, veniva richiesto di convincere un altro in merito a idee relative ad un film. I narcisisti tendevano a giudicare le proprie idee come più creative e similmente faceva l’altro. Un risultato differente, però si otteneva se il valutatore si limitava a leggere le stesse idee. Ciò sembrerebbe dovuto al fatto che i narcisisti si mostrano più entusiasti delle loro idee, influenzando il modo in cui vengono accolte, ma l’idea in sè non sarebbe effettivamente più creativa di quelle degli altri. In un setting di gruppo i narcisisti invece sembrerebbero aumentare la creatività altrui: in un secondo studio, a 292 partecipanti divisi in piccoli gruppi, veniva richiesto di proporre soluzioni creative per aumentare la produttività aziendale. Gli esaminatori hanno scoperto che la presenza di due narcisisti in un gruppo produrrebbe idee migliori, perché aumenterebbe la competitività. I risultati mostrano anche che se i narcisisti sono più di due la produttività ne viene inficiata per un eccesso di competitività.

 

 

8) Felici tutta la vita? C’è una connessione tra le esperienze infantili e la felicità da adulti?

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge ha provato a rispondere a questa domanda, analizzando fonti derivanti da test di personalità e giudizi scolastici di maestri e professori durante la carriera scolastica di un campione di 2.776 soggetti a partire dal 1946; questi dati sono stati incrociati con il livello scolastico raggiunto da adulti, lo stato civile, il reddito, il tipo di occupazione, la salute mentale, il coinvolgimento sociale e la capacità di leadership. Comparando i dati relativi all’infanzia, chi era stato un bambino felice, da adulto aveva una probabilità minore del 21% di sviluppare problemi emotivi, chi otteneva un punteggio positivo da adulto era in misura minore soggetto a tali problemi nel 61% dei casi. Un dato sorprendente, di cui rimandiamo la discussione in un altro momento, è stato scoprire che chi era stato più felice da bambino era maggiormente soggetto a un matrimonio infelice da adulto e più a rischio di divorziare.

 

 

9) Scegliere il meglio, come? Molte delle ricerche che si focalizzano sulle modalità che ha il consumatore di scegliere si occupano del “blocco” derivante dall’avere troppe opzioni. Vi è mai capitato al ristorante di non sapervi decidere tra un cibo e l’altro, per la presenza sul menu troppo ricchi di piatti prelibati? Ecco qualcosa del genere! Uno studio della Columbia University suggerisce invece che avere molte opzioni tra le quali scegliere orienti la nostra decisione verso una maggiore qualità.

 

Nell’esperimento, condotto da Sheena Iyengar, autrice del libro “The Art of Choosing”, i partecipanti si trovavano a scegliere tra più di venti marche di vino o cioccolato. Invece di prendere il primo a portata di mano, i soggetti sceglievano il tipo di più alta  qualità, anche se era quello che costava di più. I ricercatori hanno analizzato anche il comportamento dei partecipanti a 63 aste di vino a Londra per un periodo di tre anni, ottenendo risultati simili. In quelle che offrivano un’ampia scelta di vini, i consumatori erano portati a spendere di più, viceversa, in quelle con una scelta scarsa ad offrire di meno. Un’utile lezione per i nostri acquisti: nel dubbio, la qualità!

 

 

10) Arrabbiati ed eviterai gli errori… cognitivi! In particolare la rabbia eviterebbe la tendenza al bias confermativo, una distorsione del pensiero che porta l’individuo a scegliere le informazioni che supportano quello che già conosce, un pregiudizio che rende il nostro pensiero coerente a se stesso.

I ricercatori della UCLA hanno chiesto a 97 studenti, divisi per gruppi, di scrivere del giorno in cui sono stati più arrabbiati (per richiamare alla mente e quindi indurre uno stato emotivo specifico), del giorno in cui erano stati più tristi o quello che consideravano più banale. In un secondo momento a tutti i partecipanti veniva richiesto di leggere una discussione sulla sicurezza e sul parlare al telefono con l’auricolare mentre si guida (i partecipanti erano stati preselezionati e tutti concordavano sul fatto che fosse più sicuro l’auricolare, che tenere in mano il cellulare). In seguito, venivano presentati alcuni articoli a favore e altri contro l’argomento ed era chiesto loro di sceglierne cinque da leggere. I partecipanti “arrabbiati” sceglievano in misura maggiore gli articoli critici sull’uso dell’auricolare, rispetto a quelli “tristi” o con uno stato emotivo neutro. Lo studio suggerirebbe che essere arrabbiati, porterebbe l’individuo a disconfermare la sua esperienza, rendendo di fatto il proprio pensiero “più critico”.

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