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La gelosia: patologia o amore vero?

Invece, la gelosia patologica si genera da comportamenti che non trovano riscontro nella realtà, da azioni infondate, e deriva, sostanzialmente, da un'angoscia che prende forma nella mente senza nessun riscontro oggettivo. Quest'angoscia produce delle vere e proprie rappresentazioni mentali in cui si costruiscono ad hoc lo scenario, il rivale e, più di tutto, le prove dell'infedeltà.

Di Francesca Fiore, Costanza Prinetti

Pubblicato il 24 Gen. 2012

Aggiornato il 17 Mar. 2015 15:55

 

"Gelosi tecno-patologici" - Immagine: © 2012 Costanza Prinetti -
Immagine: Gelosi tecno-patologici. – Credits: © 2012 Costanza Prinetti –

 

“Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri”
– Roland Barthes (1977) –

Quanti di noi si identificano in queste parole? Quanti sono stati male per gelosia? A quanti ha rovinato la vita? A giudicare dalle infinite canzoni e numerosi versi di prosa esistenti, si è in tanti ad essere gelosi o ad esserlo stati. Vasco Rossi sosteneva, in una celebre canzone ormai datata, che la gelosia è come una malattia incomprensibile.

L'insostenibile leggerezza del Bugiardo Patologico - © SCPixBit - Fotolia.com -
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Ma, cos’è la gelosia? Si tratta di un sentimento generante dall’idea che si potrebbe perdere da un momento all’altro la cosa più cara che si possiede. Quindi, quell’animi motus che si sperimenta, intrisa di un po’ di follia, porta a compiere gesti eccessivi e disperati sulla scia di una emotività che, spesse volte, porta a percepire l’abbandono di chi si ama. Essa è intimamente legata alla possessività, ovvero alla possibile perdita di ciò che si ritiene proprio, ineluttabilmente di nessun altro. Entrambi gli stati pretendono di avere, in maniera esclusiva e assoluta, l’altro, inteso come oggetto del desiderio che soddisfa, in questo caso, un bisogno atavico: voglio te e solo te. Spesso chi ne è affetto manifesta la sua gelosia in assenza di qualunque evento reale, di qualunque circostanza che possa giustificare un vissuto del genere.

 

La persona gelosa presenta le seguenti caratteristiche:

  • paura della perdita, della separazione, di ciò che si ritiene proprio e necessario al proprio benessere;
  • paura dell’abbandono, di essere lasciato solo senza nessuno che possa prendersi cura di se stessi;
  • gelosia dell’altro che potrebbe condividere qualcosa che non gli appartiene, ma è di nostra proprietà;
  • invidia di alcune caratteristiche fisiche e caratteriali di una papabile altra persona. In questo caso la gelosia non è rivolta tanto al proprio partner ma è gelosia del terzo e quindi si muove ai confini.

Esistono diversi livelli di gelosia, si parla di gelosia normale quando è inseparabile dall’amore per il partner e mostra livelli di attivazione fisiologica accettabili. E’ funzionale a far sentire l’altro veramente amato, nel dimostrargli che è la persona con cui si vuole condividere la propria vita. Credo, possa essere capitato a tutti di pensare che se la persona amata non mostrasse un minimo di gelosia potrebbe non essere innamorato. Quindi, se è poca potrebbe, paradossalmente, giovare alla relazione, poiché mette un po’ di brio nel rapporto.

Invece, la gelosia patologica si genera da comportamenti che non trovano riscontro nella realtà, da azioni infondate, e deriva, sostanzialmente, da un’angoscia che prende forma nella mente senza nessun riscontro oggettivo. Quest’angoscia produce delle vere e proprie rappresentazioni mentali in cui si costruiscono ad hoc lo scenario, il rivale e, più di tutto, le prove dell’infedeltà. Quindi, la realtà viene erroneamente interpretata e tutto può essere frainteso. Questo, può portare a dei veri e propri deliri di gelosia che in alcuni casi sono all’origine di delitti passionali. Si tratta, dunque, di autentico delirio florido, esattamente come affermava Freud anni or sono, e rappresenta la parte più patologica della gelosia. Questa forma di gelosia si manifesta con le seguenti caratteristiche:

  • paura irrazionale dell’abbandono e tristezza per la possibile perdita;
  • sospettosità per ogni comportamento relazionale del partner verso persone dell’altro sesso;
  • controllo di ogni comportamento dell’ altro;
  • invidia ed aggressività verso i possibili rivali;
  • aggressività persecutoria verso il partner;
  • sensazione d’ inadeguatezza e scarsa autostima di noi stessi.
Conflitti, Devitalizzazioni e Tempeste: tracce di una coppia in crisi. - Immagine: © laurent hamels - Fotolia.com -
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Sostanzialmente, è una sintomatologia affine a quella della dipendenza affettiva. La gelosia, dunque, potrebbe essere la manifestazione di una patologia latente, la dipendenza affettiva, concedetemi il termine psicoanalitico visto che la prima nosografia scritta in merito a tale argomento risale a Freud (1922).

 

Da questo breve excursus si può affermare che la gelosia e la dipendenza affettiva sono due facce di una stessa medaglia. Se è presente l’una è molto probabile sia presente anche l’altra. Forse, potremmo azzardare, la gelosia costituisce il campanello d’allarme della dipenda affettiva, ovvero quando la avvertiamo in maniera prepotente è probabile ci possa esser qualcosa di importante che non funziona come dovrebbe. Infatti, il dipendente affettivo agisce sulla scia di un bisogno: non voglio rimanere solo. Di conseguenza, nel momento in cui si assume che l’oggetto d’amore, senza un dato di realtà, possa venir meno, si manifesta questa strana sensazione di estrema vulnerabilità in cui inizia la caccia all’untore, e anche la più piccola percezione può destabilizzare il geloso. Da qui partono gesti disperati nel tentativo di tenere legato a sé l’oggetto d’amore! E’ come una crisi d’astinenza: la sostanza sta per finire e io mi aggrappo alla più flebile speranza per averne ancora, e per sempre.

Come scriveva Marcel Proust (1923),” la gelosia è sovente solo un inquieto bisogno di tirannide applicato alle cose dell’amore. Dal momento in cui la gelosia è scoperta, essa è considerata da chi ne è oggetto come una diffidenza che legittima l’inganno“. E’ vero, è un arma a doppio taglio, più si è gelosi, più si soffoca l’altro, più l’altro si sente in dovere di scappare per trovare una boccata di freschezza, quindi tradisce. Tutto si conclude con un circolo vizioso che si autoperpetua.

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Freud, S. (1922), Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia e omosessualità. A cura di C. Musatti, Opere di Sgmund Freud, Boringhieri, Torino (2002).
  • Marazziti, D., Di Nasso, E., Masala, I., et al (2003) Normal and obsessional jealousy: a study of a population of young adults. European Psychiatry, 18, 106–111.
  • Proust, M. (1923), La prigioniera. In A. B. Anguissola, D. Galateria, G. Raboni (Eds.) Alla ricerca del tempo perduto, Oscar – Mondadori, Milano, 2001.
  • Barthes, R. (1977), Frammenti di un discorso amoroso, A cura di R. Guidieri, Einaudi tascabili, (2008).
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