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DSM-5: Quando l’ideologia sconfigge la scienza: sulla Lectio Magistralis di Kernberg a Milano

Lectio Magistralis a Milano del Prof. Otto Kernberg sul nuovo DSM-5 e la problematica classificazione dei Disturbi di Personalità.

Di Valentina Davi

Pubblicato il 31 Gen. 2012

Aggiornato il 13 Mag. 2013 16:33

 

Otto Kernberg, Lectio Magistralis Milano-Bicocca, Narcissistic personality disorder, towards DSM-5 - Lectio Magistralis by Otto Kernberg and Frank Yeoman (2) - Immagine: © 2012 State of Mind - Anteprima
Otto Kernberg a Milano-Bicocca per la Lectio Magistralis su Narcisismo e il nuovo DSM-V

“Lasciatemi dire che il sistema di classificazione americano finge di essere un sistema scientifico, ma in realtà non lo è, è un sistema politico e riflette l’impegno ideologico dell’American Psychiatric Association.”

Con queste parole si apre l’intervento del Prof. Kernberg sul DSM-5, secondo il quale all’interno dell’APA si evidenziano principalmente due aree di conflitto che inevitabilmente hanno influenzato la stesura del nuovo manuale di classificazione dei disturbi mentali (la cui pubblicazione è prevista per il 2013).

La prima riguarda la descrizione dei disturbi. L’intento dell’APA era creare un sistema diagnostico ufficiale che fosse descrittivo, fenomenologico, ateoretico e quindi scientifico. Ma come classificare e descrivere i Disturbi di Personalità? Il tentativo di rispondere a tale domanda ha visto esplodere l’annosa diatriba tra la psicologia clinica, sostenitrice dell’approccio categoriale, e la psicologia sperimentale, che utilizza invece criteri dimensionali. Nel corso degli anni abbiamo visto la prima salire sul carro dei vincitori nella stesura del DSM III e IV e la seconda nella stesura del DSM 5.

Otto Kernberg, Lectio Magistralis Milano-Bicocca, Narcissistic personality disorder, towards DSM-5 - Lectio Magistralis by Otto Kernberg and Frank Yeoman - Immagine: © 2012 State of Mind
Articolo consigliato: “Il disturbo narcisistico di personalità, verso il DSM-5″ – Lectio Magistralis di Otto Kernberg e Frank Yeomans

Secondo Kernberg, poiché i Disturbi di Personalità hanno differenti livelli di gravità e appaiono tra loro differenti (“lo schizotipico è una forma più grave di schizoide, il borderline è una forma più grave di istrionico, l’istrionico è una forma più grave dell’isterico, etc.”), appare chiaro come dal punto di vista clinico si abbia bisogno sia dell’approccio categoriale che dimensionale.

L’altra area di conflitto riguarda invece la concettualizzazione dei Disturbi di Personalità. Nell’APA vi è una tendenza sempre più forte, afferma Kernberg, a concettualizzare i Disturbi di Personalità come entità neurobiologiche all’interno di un approccio secondo cui è possibile tradurre alcuni sistemi neurobiologici in sintomi psichici che riflettono cosa sta succedendo nel funzionamento della corteccia orbitale o prefrontale, nell’amigdala, etc. Tale tendenza a sposare una visione neurobiologica radicale, denuncia il professore, è fortemente influenzata dall’industria farmacologica, alla ricerca di caratteristiche che permettano il trattamento dei sintomi con psicofarmaci, ed è sostenuta dalla necessità di individuare trattamenti alternativi a terapie psicologiche a lungo termine, dispendiose sia dal punto di vista economico che di tempo.

In che modo questa competizione professionale si riflette all’interno del nuovo DSM?

Kernberg & Clarkin - Padova 2011
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Dei 10 Disturbi di Personalità presenti nel DSM IV la commissione ha risparmiato solo i 5 che sono stati oggetto di ricerca empirica in tempi recenti. Non essendoci, per esempio, ricerche significative sul disturbo paranoide, esso è stato eliminato dal manuale diagnostico pur essendo un’importante sindrome clinica. È stato mantenuto il disturbo schizotipico, ma non il disturbo schizoide; si è tenuto il disturbo borderline, ma non l’istrionico. E allora come mai inizialmente era stato eliminato anche il Disturbo Narcisistico di Personalità per il quale vi è invece una vasta ricerca in letteratura? La scelta è stata frutto della spinosa battaglia tra la neurobiologia radicale e la psicodinamica, sostiene Kernberg, e quale bersaglio migliore se non proprio il Disturbo Narcisistico di Personalità, per la cui concettualizzazione il contributo della psicodinamica è innegabile?

Il Disturbo Narcisistico di Personalità è stato eliminato per le stesse ragioni politiche che già in passato hanno portato all’eliminazione della personalità depressivo masochista, della personalità isterica, etc.

Sotto la pressione della psichiatria clinica, alla fine, il Disturbo Narcisistico è stato reintrodotto nell’Olimpo dei Disturbi di Personalità, anche se non per motivi scientifici, bensì politici.

Si osserva però un impoverimento dei criteri diagnostici rispetto al DSM IV: nel DSM 5 il disturbo è infatti caratterizzato da deficit nel funzionamento del Sé, da problemi nell’identità, nell’autodirezionalità, nell’empatia e nell’intimità, in aggiunta alla grandiosità e al bisogno di attenzione. Tra le caratteristiche rilevanti del disturbo scompare la psicopatologia dell’invidia, e il criterio della mancanza di intimità non rende conto della grave incapacità di dipendere e di stabilire relazioni interpersonali di questi pazienti. Pertanto, afferma Kernberg, la descrizione di questo disturbo non è per nulla soddisfacente.

Ma si può salvare qualcosa della nuova concettualizzazione dei Disturbi di Personalità del DSM 5? A quanto pare sì! “Hanno finalmente compreso quello che il nostro istituto (NDR: Personality Disorders Institute, New York Presbyterian Hospital) sostiene da 30 anni, cioè che l’aspetto principale dei Disturbi di Personalità è il livello di gravità determinato dalla mancata integrazione del sé e delle rappresentazioni degli altri significativi. Sotto questo punto di vista il DSM 5 rappresenta sicuramente un miglioramento rispetto ai precedenti perché ora ci sarà un sistema dimensionale in cui la dimensione principale è la gravità del disturbo data dalla normalità o patologia del Sé e, se non del mondo interiore degli altri significativi, delle relazioni con gli altri significativi.”

Che si sia raggiunto un timido compromesso? Se sì, meglio tardi che mai, no?!

 

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Valentina Davi
Valentina Davi

Coordinatrice di redazione di State of Mind

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