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Non imparo perché… sono pigro e incapace. O per dire qualcosa a mamma e papà? #1

Esistono modelli che considerano i DSA come una problematica multi-fattoriale, in cui anche gli aspetti relazionali hanno un peso consistente. Nonostante non siano molti, alcuni studi presenti in letteratura si sono interessati agli stili di attaccamento dei bambini dislessici, disgrafici, disortografici o discalculici.

Di Andrea Bassanini

Pubblicato il 20 Gen. 2012

Aggiornato il 01 Ago. 2012 15:07

Andrea Bassanini, Barbara Stefania Comerci.

Disturbi Specifici dell’Apprendimento e Attaccamento (Parte 1)

Disturbo Specifico dell'Apprendimento. Immagine:  © Leah-Anne Thompson - Fotolia.com - Quella di Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) è una diagnosi che sempre più si sta affermando nelle realtà scolastiche, forse grazie anche alla crescente attenzione che si sta sviluppando, vista l’incidenza stimata intorno al 3-4% della popolazione scolastica. Anche il gossip e i media ultimamente hanno dato importanza al tema DSA grazie ai “famosi” che hanno sofferto di DSA in età scolare, come Napoleone, Galileo Galilei, Isaac Newton, Pablo Picasso ma anche Tom Cruise, Cher, Quentin Tarantino, Muhammed Ali.

Allo stato dell’arte, le teorie più diffuse fanno riferimento ai DSA come a problematiche legate a malfunzionamenti neurobiologici e genetici che compromettono alcune funzioni di base dell’apprendimento. Esistono, però, altri modelli che considerano i DSA come una problematica multi-fattoriale, in cui anche gli aspetti relazionali hanno un peso consistente. Nonostante non siano molti, alcuni studi presenti in letteratura si sono interessati agli stili di attaccamento dei bambini dislessici, disgrafici, disortografici o discalculici.

Cerchiamo di fare una fotografia sui dati disponibili in letteratura.

Less than perfect: il rapporto tra perfezionismo e stile genitoriale. Immagine: © olly - Fotolia.com -
Articolo consigliato: "Less than perfect: il rapporto tra perfezionismo e stile genitoriale".

Come è noto, nel caso in cui il bambino sviluppi schemi cognitivi interpersonali di sé, dell’altro e di sé con l’altro (i famosi internal working models; Aisworth et al., 1978) riconducibili a pattern di attaccamento di tipo insicuro, frequentemente il bambino sperimenta fragilità emotiva e mancanza di condizioni ambientali capaci di favorire lo sviluppo delle funzioni cognitive di base. Tale funzioni, in breve, comprendono quelle percettive, legate alla motricità e che permettono la realizzazione di una rappresentazione interna del mondo esterno, il linguaggio, che consente di descrivere tale rappresentazione e di operare su di essa, la funzione simbolica, che permette di evocare la rappresentazione mentale di un oggetto in assenza dello stesso e logica, che permette di operare con la funzione simbolica.

 

Tali funzioni vengono considerate prerequisiti della competenza umana ad apprendere. Un ambiente sfavorevole allo sviluppo di queste funzioni porta spesso a un disinvestimento intellettivo da parte del bambino che rinuncia a usare le proprie competenze cognitive per imparare, e che viene, a un primo sguardo, letto dagli adulti come “pigrizia” o “lentezza”. Ciò può manifestarsi, a livello sintomatologico, con rallentamento psicomotorio e con problematiche di apprendimento.

Alcuni modelli teorici, infatti, considerano il ritardo dello sviluppo psicomotorio e il DSA come manifestazione comportamentale di problematiche legate all’attaccamento, considerate concausa del carente o inadeguato sviluppo psicomotorio e psicolinguistico (Simonetta, 2007).

Come ricordano le teorie del cognitivismo evoluzionista, il sintomo assume significato in funzione del pattern di attaccamento di cui è espressione. Il sintomo entra, così, a far parte della relazione con lo scopo di “curare la relazione ferita” (Lambruschi, 2004). I significati legati al sintomo nel bambino sono di frequente di tipo emotivo/affettivo e sono alimentati dai bisogni di “cura” e di protezione, presenti nella relazione di attaccamento con i genitori, negli equilibri del loro rapporto di coppia e negli schemi interpersonali disfunzionali dei genitori.

Sulla scia di queste riflessioni, potremmo pensare ai DSA come ad un disagio multi-fattoriale, che non coinvolge solo elementi legati allo studio (focus di riabilitazioni e trattamenti logopedici) o al contesto scolastico in generale, in quanto luogo principe dell’apprendere; forse questi bambini non imparano non perché pigri, lenti o incapaci ma perché troppo impegnati dal bisogno di dire qualcosa a mamma e papà…

 – LEGGI LA PARTE 2 DELL’ARTICOLO – 

BIBLIOGRAFIA:

  • Ainsworth M., Blehar M., Waters E., & Wall S. (1978). Patterns of Attachment. Hillsdale, NJ: Erlbaum.
  • Lambruschi F. (a cura di) (2004). Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva. Bollati Boringhieri: Torino.
  • Simonetta E. (2005). La dislessia. Un nuovo approccio per la diagnosi e il trattamento. Carlo Editore Editore: Milano.
  • Simonetta E. (2007). Io non imparo perché sto male. Disagio infantile e disgnosia. Carlo Amore Editore: Milano.
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Andrea Bassanini
Andrea Bassanini

Psicologo - Spec. in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale

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