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Sistema immunitario: Se il corpo è malato, la mente vigila!

L'attivazione del sistema immunitario influenza la percezione degli stimoli esterni potenzialmente dannosi. Interessanti i risultati di un recente studio pubblicato su Psychological Science, condotto dai ricercatori dell’Università del Kentucky di Lexington e coordinati da Saul Miller, secondo i quali chi è stato recentemente ammalato farebbe particolare attenzione agli agenti esterni che potrebbero mettere nuovamente a rischio la propria salute. Sembrerebbe che l’attivazione del sistema immunitario di difesa, appena sollecitato da una malattia, in un qualche modo influenzi il comportamento dell’individuo inducendolo a prestare maggior attenzione agli stimoli esterni potenzialmente pericolosi per la salute.

Di Irene Giardini

Pubblicato il 01 Dic. 2011

L’attivazione del sistema immunitario influenza la percezione degli stimoli esterni potenzialmente dannosi.

Sistema immunitario - Immagine: © DPix Center - Fotolia.comInteressanti i risultati di un recente studio pubblicato su Psychological Science, condotto dai ricercatori dell’Università del Kentucky di Lexington e coordinati da Saul Miller, secondo i quali chi è stato recentemente ammalato farebbe particolare attenzione agli agenti esterni che potrebbero mettere nuovamente a rischio la propria salute. Sembrerebbe che l’attivazione del sistema immunitario di difesa, appena sollecitato da una malattia, in un qualche modo influenzi il comportamento dell’individuo inducendolo a prestare maggior attenzione agli stimoli esterni potenzialmente pericolosi per la salute.

Il disegno di ricerca prevedeva che tutti i partecipanti allo studio compilassero alcuni questionari che, tra le altre domande, indagavano se nei giorni precedenti erano stati ammalati e raccoglievano le loro credenze rispetto alla malattia.

I ricercatori hanno poi condotto due esperimenti: nel primo esperimento venivanopresentati in sequenza 80 volti, alcuni dei quali erano di persone sane altre di persone visibilmente malate (ad esempio visi sfigurati da eruzioni cutanee o intenti a starnutire) . Ai partecipanti veniva chiesto di osservare il volto e, quando scompariva dallo schermo, di associare ad esso la forma di una figura geometrica, quadrato o cerchio, premendo un tasto il più velocemente possibile. I risultati indicano che chi era stata malato da poco tempo registrava maggiori tempi di latenza nelle risposte relative a volti malati, dimostrando quindi di prestare particolare attenzione a questo tipo di stimoli; i tempi di risposta degli altri partecipanti all’esperimento erano invece sovrapponibili per entrambi i tipi di stimolo proposto.

Nel secondo esercizio i partecipanti dovevano, tramite un joystick, individuare i volti normali ed eliminare quelli malati. Anche in questo caso non sono emerse differenze significative nei soggetti “sani”, mentre chi era reduce da una malattia risultava più sensibile ai visi “malati”, riuscendo a scartarli più rapidamente.

Secondo Miller, una delle implicazioni di questo studio potrebbe dipendere dal fatto che quando si è malati si hanno maggiori pregiudizi rispetto alle persone tipicamente portatori di un disagio, anche quando questi non sono effettivamente una possibile fonte di contagio. Di fatto, dopo una malattia, il nostro modo di proteggerci è quello di stare alla larga da chi potenzialmente potrebbe rimetterci a letto con il termometro e la borsa dell’acqua calda! Il rischio nascosto sarà forse quello dell’ipercontrollo?

 

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