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Rassegna Stampa – Mercoledì 16-11-2011

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 16 Nov. 2011

 

rassegna stampaIl gene della cordialità

Gran parte del nostro modo di relazionarci emotivamente con gli altri potrebbe essere scritto nel nostro dna. Un nuovo studio, condotto alla Oregon State University, suggerisce che l’essere estroversi, accudenti e fiduciosi, sia un tratto del carattere così profondamente legato al pool genetico che uno sconosciuto, semplicemente osservandoci mentre ci relazioniamo ad un’altra persona, potrebbe molto probabilmente indovinare se possediamo, o no, quella variazione nel nostro genoma.

Già in precedenza alcuni studi avevano scoperto come questo gene, che funge da recettore per l’ossitocina chimica del cervello, definita anche “l’ormone dell’amore”, giocasse un ruolo in comportamenti sociali come lo stringere legami, l’empatia e l’ansia.

Questa però è la prima volta che i ricercatori verificano come certi genotipi si manifestino così evidentemente in comportamenti prosociali da poter essere individuati, con la semplice osservazione del comportamento in un constesto relazionale, anche da estranei.

 

L’importanza di essere i primogeniti per andare bene a scuola. Quando fare il secondo figlio?

Secondo un nuovo studio dell’Università di Notre Dame, che sarà pubblicato sul prossimo numero del Journal of Human Resources, fratelli e sorelle con più di due anni di differenza hanno prestazioni migliori in lettura e matematica, rispetto ai bambini con minore differenza di età. Lo studio è stato pensato per osservare l’effetto causale della differenza di età tra fratelli sui risultati accademici. I risultati indicano che la differenza di età tra il primo e il secondo figlio favorisce il rendimento scolastico, anche a lungo termine, del primo ma non del secondo. Sembra proprio che a fare la differenza sia la possibilità di conservare per almeno i primi due anni una relazione esclusiva con i genitori; spesso i genitori si chiedono se esista una distanza ideale tra il primo e il secondo figlio e questi risultati suggeriscono che, almeno per quanto riguarda il rendimento scolastico, i primi figli sono favoriti da intervalli maggiori di tempo tra la loro nascita e quella dei fratelli.

 

Schizofrenia, Depressione, Disturbo Bipolare: dove sta andando la ricerca?

Un americano su 7 soffre di una grave malattia mentale come schizofrenia, depressione maggiore, disturbo bipolare. L’obiettivo delle ricerche che vengono condotte nell’ambito delle neuroscienze è quello di riuscire a comprendere sempre più chiaramente le radici neurologiche della malattia mentale per poter poi essere in grado di sviluppare trattamenti sempre più efficaci. La riunione annuale della Society for Neuroscience è la più grande fonte mondiale di notizie scientifiche su cervello e salute. Ecco di cosa si è parlato quest’anno:

  • Ansia e depressione nell’infanzia alterano il modo in cui l’amigdala si collega ad altre regioni del cervello. Secondo i ricercatori questo spiegherebbe perché lo stress nei primi anni di vita può portare a futuri problemi comportamentali ed emotivi (Shaozheng Qin, PhD, abstract 927,06).

  • Studi sugli animali hanno evidenziato un legame tra due fattori associati alla schizofrenia, le infezioni prenatali e la disfunzione di una molecola importante nei processi di memoria (Melissa Burt, astratto 763,11).

  • E’ stata identificata, nei topi da laboratorio, una molecola del cervello importante per la risposta antidepressiva. I risultati possono essere utili nella pianificazione del trattamento farmacologico della depressione maggiore (Maha Elsayed, astratto 904,10,).

  • La connessione tra due aree specifiche del cervello, la corteccia prefrontale e il nucleo del rafe dorsale, sembra essere implicata nella depressione. Nei ratti la stimolazione di questi circuiti ha avuto un effetto antidepressivo (Melissa Warden, PhD, abstract 306,15).

  • Alti livelli di un enzima chiamato STEP Set si riscontrano nel cervello di chi è affetto da schizofrenia. Topi privi di questa sostanza chimica non hanno sviluppato comportamenti tipici della malattia(Nikisha Carty, PhD, abstract 238,03,).

 

La Ristrutturazione Cognitiva delle Emozioni.

Sapere che qualcuno è arrabbiato con noi non è per nulla piacevole. Un suggerimento su come gestire le nostre emozioni in un contesto simile ci viene dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale; è quello di trovare un modo diverso di guardare alla persona arrabbiata, per esempio attribuendo il suo cattivo umore al fatto che ha avuto una brutta giornata, evitando cioè di prenderla sul personale. uno studio che sarà pubblicato il prossimo anno su Psychological Science, ha indagato proprio l’efficienza e la velocità del processo di ristrutturazione delle emozioni (Reappraisal). Il disegno di ricerca prevedeva che venissero osservate le reazioni emotive nei partecipanti allo studio, ai quali venivano presentati una serie di volti in grado di suscitare risposte emotive negative. I risultati indicano che se dopo l’esposizione veniva facilitato il processo di ristrutturazione delle emozioni negative queste non si ripresentavano a una seconda esposizione allo stesso stimolo emotigeno. È come se nel cervello avvenisse una gara tra le informazioni emozionali e quelle generate dal processo di ristrutturazione, spiegano i ricercatori, e infine il processo di ristrutturazione fosse in grado di spazzare via le emozioni negative associate allo stimolo negativo.

 

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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