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L’iperattività nei Disturbi del Comportamento Alimentare – DIABO-SISDCA 2011

Di Sara Della Morte

Pubblicato il 24 Nov. 2011

Aggiornato il 02 Ago. 2012 11:42

Venerdì 18 novembre del DIABO 2011 si è svolta una sessione dedicata all’iperattività fisica nei disturbi del comportamento alimentare (DCA).

DIABO 2011 Bologna Sesto Congresso Nazionale SISDCA

Sono intervenuti al simposio la Dott.ssa Todisco, la Dott.ssa Pozzato e la Dott.ssa Carli che operano presso il centro DCA della Casa di Cura Villa Margherita di Vicenza, e il Dott. Miottello afferente alla Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa.

Ha introdotto l’argomento la Dott.ssa Todisco che ha sottolineato in particolare come l’iperattività sia un sintomo egosintonico, su cui è difficile lavorare, sintomo avente la duplice funzione di controllo  del peso e di regolazione emotiva. Si può riscontrare un’iperattività evidente o nascosta, come ad esempio le contrazioni muscolari da seduti o lo stare in piedi; non tutti i pazienti ne sono affetti, ma se presente influenza significativamente la qualità della vita e la prognosi.

I Disturbi dell'alimentazione: resoconto di un convegno - SISDCA 2011 - Immagine: © DURIS Guillaume - Fotolia.com
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La Dott.ssa Pozzato si è focalizzata sui modelli di trattamento, dalla review della letteratura alle problematiche aperte al trattamento. La relatrice ha sottolineato come l’iperattività sia un sintomo difficile da trattare ed un predittore delle ricadute. Ecco una breve sintesi di quanto emerso dalla presentazione della dott.ssa Pozzato. Inizamo con Meyer il quale ha proposto un modello che andasse a esplorare le aree strettamente connesse a tale sintomo quali l’area relazionale, cognitiva, emotiva, comportamentale e biologica. Yates ha invece indagato il circolo di mantenimento di tale sintomo e una correlazione negativa secondo cui ad una minore assunzione di calorie corrisponde una maggior attività fisica. Epling ha identificato l’Activity Anorexia, un trattamento prettamente comportamentale finalizzato a far mantenere nell’arco di una giornata un periodo di attività fisica della durata di 20 minuti; nell’applicazione di questo protocollo viene coinvolta la famiglia al fine di diminuire l’attività fisica senza proibirla del tutto, e affinché si attivi una responsabilità del paziente.

Infine secondo Fairburn si è passati da un’iperattività come strategia per far fronte all’intolleranza emotiva ad un sintomo egosintonico difficile da trattare. Un possibile trattamento è costituito da esercizi fisici gentili al fine di rompere i circoli viziosi di mantenimento affiancati ad una terapia CBT tesa ad aumentare le abilità di coping, la consapevolezza dell’esercizio e le abilità di gestione di questo.

Disturbi Alimentari - Alpbach Bologna 2011 - Immagine: © waterlilly - Fotolia.com -
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Passiamo all’iperattività nei DCA in età evolutiva con l’intervento del Dott. Miottello. Lo studio presenta un campione di pazienti di età compreso tra i 4 e i 14 anni. In presenza di anoressia nervosa l’esercizio fisico non è diverso nei soggetti pre-menarca rispetto a quelli post-menarca; Da considerare che più l’iperattività è presente e precoce, più condiziona l’esito negativo della terapia. È stato riscontrato come in anoressia nervosa il neuropeptide della leptina diminuisce all’aumentare della malnutrizione, la leptina a sua volta controlla l’iperattività ed è responsabile (insieme ad altri neuro peptidi) dell’aumentare di questa. Il relatore ha quindi sottolineato come l’iperattività nei soggetti in età evolutiva con diagnosi di DCA non è legata ad un uso consapevole e finalistico di tale sintomo allo scopo di controllare il peso.

 

La Dott.ssa Carli ha successivamente trattato il tema di anoressia nervosa e iperattività presentando i dati relativi a un campione di pazienti in regime di ricovero. Lo studio si è focalizzato sulle motivazioni che spingono un soggetto affetto da disturbo del comportamento alimentare allo sviluppo dell’iperattività. Emerge come i fattori collegati all’iperattività e al suo mantenimento siano la gestione emotiva, il controllo del peso, l’evitamento, il non pensare e il “sentirsi capaci e forti. Inoltre in presenza di elevata iperattività parimenti si riscontrano una maggiore gravità della patologia e maggiori difficoltà legate al riconoscimento delle emozioni.

Infine la Dott.ssa Todisco, in assenza della Dott.ssa Casarotto, ha presentato la modalità di intervento sull’iperattività in un programma riabilitativo psico-nutrizionale residenziale: il passaggio importante dall’iperattività fisica all’attività fisica. Partendo da una visione che ritiene importante non bloccare l’iperattività sulla base del modello di Feldenkrais che propone una educazione al movimento con il fine di sviluppare le capacità di percezione e consapevolezza del corpo. Il protocollo prevede che vengano svolti due incontri settimanali nei quali si attua un training corporeo a basso consumo energetico e con caratteristiche ludiche. Il programma si compone di quattro fasi: innalzamento della temperatura corporea; Stretching e flessibilità muscolare; allenamento delle capacità forza e mobilità; defaticamento e rilassamento. Il beneficio di tale programma è quello di contribuire a migliorare il rapporto con il proprio corpo.

Da queste presentazione emerge l’importanza di non bloccare l’iperattività nei DCA ma di renderla flessibile, più consapevole al fine di raggiungere una maggior conoscenza del corpo e ridurre le difficoltà legate al riconoscimento delle emozioni.

 

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