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Sofferenza e bassa autostima? Colpa della postura

Sembrerebbe che una postura curva possa esser connessa ad una autostima e a una soglia del dolore più bassi.

Di Ursula Catenazzi, Sara Della Morte, Giuseppina Di Carlo

Pubblicato il 29 Ott. 2011

Aggiornato il 27 Apr. 2016 15:14

Postura - © Jaeeho - Fotolia.comOltre che a far venire il mal di schiena e ad attirare i rimproveri di nonne e mamme, sembrerebbe che una postura curva possa esser connessa ad una autostima e a una soglia del dolore più bassi.

La ricerca, della Marshall University in California, condotta da Vanessa K. Bohns e Scott S. Wiltermuth e pubblicata sul Journal of Experimental Social Psychology, ipotizza che mantenere la testa alta e le spalle dritte, non solo riduca la sensibilità al dolore fisico, ma conduca anche ad un maggior benessere psicologico e ad una visione più positiva e sicura di noi stessi nel rapporto con gli altri.

I partecipanti dello studio, condotto dal ricercatore S. Wiltermuth, sono stati sottoposti a due situazioni: in una dovevano mantenere testa e spalle dritti e farsi misurare la soglia del dolore, nell’altra veniva valutavo il modo in cui la postura incideva nel rapporto con un interlocutore durante una situazione stressante come un colloquio. I risultati hanno mostrato che chi manteneva una posizione “dominante” riusciva a sopportare meglio il dolore e aveva l’impressione di essere più potente nei confronti dell’altro, di avere la situazione più sotto controllo e di tollerare maggiormente lo stress rispetto a chi mostrava una postura dimessa o scomposta.

Secondo i ricercatori mantenere la postura quando si sta male fisicamente, evitando al contrario di mettersi in posizione fetale, rannicchiandosi su se stessi, come solitamente si è portati a fare, permetterebbe di mantenere un senso di controllo sulle proprie sensazioni e di ridurre il dolore esperito. Lo studio, che si ricollega a ricerche passate, ha messo in evidenza come il rilascio di testosterone, nelle situazioni in cui si ha una postura aperta, sia maggiore e come questo sia in rapporto con una significativa riduzione del cortisolo, l’ormone dello stress, rendendo così una situazione spiacevole meno dolorosa e più tollerabile.

Lo stress a cui si allude non è solo quello fisico, ma anche quello emotivo a cui si è costretti nella vita quotidiana, per questo secondo Wiltermuth, la ricerca potrebbe avere delle ripercussioni utili anche nella vita di persone con un ridotto senso di efficacia e potere.

 

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