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Ottimismo sì, ma in piccole dosi!

Di Ilaria Cosimetti

Pubblicato il 12 Ott. 2011

Neuroscienze e scienze sociali concordano nel ritenere l’essere umano più ottimista che realista, nonostante ci piaccia pensare di essere creature razionali capaci di fare giuste previsioni sulla base di valutazioni obiettive.

Optimism_© ra2 studio - Fotolia.comIn realtà diversi studi hanno dimostrato che le persone sottostimano la possibilità di divorziare, di perdere il lavoro, di ammalarsi di cancro mentre sovrastimano la propria aspettativa di vita di oltre 20 anni. Questa tendenza a percepire il futuro roseo, anche paragonandolo al passato e al presente, è nota come optimism bias e ci riguarda tutti, maschi e femmine, giovani e non giovani, ricchi e poveri.

Certo è strano immaginare che tale atteggiamento mentale sopravviva anche in tempi di crisi economica e sciagure ambientali, ma la nostra mente se la cava immaginando un difficile futuro per la collettività ma non per noi stessi.

Mantenere una buona dose di ottimismo del resto sembrerebbe avere la funzione di consentire  un migliore adattamento, permettendoci di immaginare alternative a uno status quo che non ci soddisfa e facendoci credere di avere la possibilità di raggiungerle. Senza di esso probabilmente non avremmo mai il coraggio di avventurarci verso il cambiamento ma permarremmo sempre in quella sorta di immobilità che affligge chi soffre di depressione.

Questa sorta di speranza dà invece sollievo alle nostre menti, abbassa lo stress e ci mantiene in salute, riducendo del nove per cento il rischio di infarto.

A questo punto non sembrano esserci dubbi: essere ottimisti conviene! Ma una neuroscienziata è pronta a ridimensionare subito il nostro optimism bias  e a metterci in guardia dai rischi di un atteggiamento mentale eccessivamente speranzoso.

Nel suo ultimo libro, The Optimism Bias,  Tali Sharot scoraggia infatti un eccesso di entusiasmo verso il futuro. Spesso questa  rosea visione, definita anche ottimismo irrealistico, ci fa sottovalutare i rischi reali delle nostre condotte nella convinzione che le cose peggiori tocchino sempre al prossimo quindi…

“L’ottimismo è come il vino rosso: un bicchiere fa bene, una bottiglia è pericolosa”.

BIBLIOGRAFIA:

  • Sharot, T. (2011). The Optimism Bias, A Tour of the Irrationally Positive Brain, Knopf Doubleday Publishing Group.
  • Sharot, T., Riccardi A. M., Raio, M. C., Phelp E. A., (2007). Neural Mechanism Mediating Optimism Bias, Nature Publisching Group.
  • Anolli, L. (2005). L’Ottimismo, Bologna, Il Mulino.


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