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Drive (2011) con Ryan Gosling. Recensione

In Drive la violenza inoltre fa da spettacolare contrappeso all’estremo romanticismo del protagonista. Un cavaliere senza paura ma non senza macchia...

Di Redazione

Pubblicato il 17 Ott. 2011

Aggiornato il 18 Mag. 2016 12:32

Se desiderate vedere un action movie,  un noir e un film d’amore consiglio Drive, del regista danese Nicolas Winding Refn premiato a Cannes nel 2011.

Sonia Marino.

Drive è il protagonista (interpretato da Ryan Gosling). Non ha altro nome che questo e la sua identità si fonda sul guidare: di giorno fa lo stuntman e lavora in una carrozzeria e di notte l’autista complice di rapine. Egli è silenzioso e solitario. Non sappiamo niente del suo passato.  Si innamora della sua vicina che ha un bambino e il cui marito è in galera. Quando il marito esce ed è ricattato dalle vecchie cattive compagnie, lui interviene e si trasforma nel cavaliere pronto a tutto per proteggere la donna e il bambino. Si presta, dunque, per l’ennesima volta a fare l’autista per l’ennesima rapina. E qui mi fermo per non rovinare le sorprese della trama.

Ma il nocciolo della storia di Drive sta nel candore dello sguardo del protagonista e della ragazza di cui si innamora. Un amore fatto di tempo trascorso insieme a lei e al figlio di lei. È un amore di poche parole ma di struggente intensità, perché lei è comunque la moglie di un altro. Le emozioni che tengono lo spettatore sul filo del rasoio sono rese dai volti dei protagonisti, in particolare dagli occhi e dagli angoli della bocca e dalla camera da presa che letteralmente li accarezza. Lo spettatore spesso segue le scene dai sedili posteriori delle diverse auto di Drive. E scopre durante il film che Drive non è solo un autista della mala ma un vero killer, che uccide con sapienza ed estrema lucidità.

C’è molta violenza in Drive ma il regista riesce a renderla esteticamente necessaria. E questo mi costa molto scriverlo, dato che per me la violenza non è mai eticamente necessaria. E anche questo è un altro dei meriti del film. La violenza inoltre fa da spettacolare contrappeso all’estremo romanticismo del protagonista. Un cavaliere senza paura ma non senza macchia sul suo destriero, l’auto, la cui armatura è costituita da un (orrendo) giubbotto sulle cui spalle troneggia l’immagine di uno scorpione.

E qui chi vuole può sbizzarrirsi con i simboli e le analogie. Un “eroe” pronto a tutto ma che non è tentato e non ha passione per il denaro né per la visibilità e il successo (non sembra particolarmente interessato quando gli viene proposta una carriera da pilota) e che vorrebbe solo salvare degli innocenti, la donna e il bambino, e forse in questo modo salvare se stesso.

La colonna sonora è perfetta. E perfino Los Angeles, la non città per eccellenza, un intrico infinito di strade, sembra bella.

 

Drive (2011) TRAILER:

 

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