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Fate l’amore, non fate la guerra.

Di Roberta Ghiretti

Pubblicato il 19 Lug. 2011

Aggiornato il 02 Ago. 2012 08:41


I figli dei fiori già ne erano a conoscenza, ma una ricerca pubblicata su Nature conferma la loro tesi: fare l’amore è l’antidoto contro l’aggressività.

Al grido di ‘peace and love’ un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) di Pasadena ha individuato una correlazione tra le aree cerebrali che governano l’aggressività e quelli che rispondono agli stimoli sessuali. Quando questi sono attivati, nella fase di passione tipica dell’accoppiamento, si riscontra una disattivazione dei neuroni che regolano l’aggressività.

La ricerca per ora è stata condotta solo su cavie animali, nella fattispecie topi, ma gli studiosi sono convinti che i risultati ottenuti si possano estendere anche al genere umano.

Dayu Lin, David Anderson e colleghi, hanno infatti individuato l’area cerebrale predisposta al controllo dell’aggressività. I neuroni ‘litigiosi’ sarebbero localizzati nell’ipotalamo ventromediale, una piccola zona del cervello deputatata anche alla regolazione del comportamento sessuale. Il gruppo di Pasadena è partito da studi precedenti che individuavano genericamente l’ipotalamo come area dell’aggressività; e proprio in quest’area si sono concentrati per stabilire con maggior precisione quale zona della suddetta struttura svolgesse questa funzione. Per fare ciò hanno monitorato l’attività cerebrale dell’ipotalamo dei topi innescando degli ‘scontri’ fra le cavie.

Durante lo studio i ricercatori hanno rilevato che sia durante questi ‘scontri’ che durante l’attività sessuale veniva attivata la medesima zona dell’ipotalamo, l’area ventromediale.

Di conseguenza, Dayu Lin e colleghi si sono concentrati su questa zona per comprendere le basi del comportamento aggressivo.

Nella seconda parte dello studio si sono serviti un nuovo metodo d’indagine, l’optogenetica, che combina tecniche ottiche e genetiche di rilevazione, allo scopo di sondare circuiti neuronali e di manipolarli artificialmente provocando reazioni in un tempo nell’ordine dei millisecondi.

Dopo aver posizionato gli elettrodi sul cranio delle cavie, per studiare le zone di attivazione, i ricercatori hanno reso i topi sensibili alla luce blu introducendo un gruppo di geni nel loro cervello.

In seguito, grazie all’utilizzo di fibre ottiche direttamente montate al cranio dell’animale, Lin e Anderson hanno stimolato i neuroni dei topi per studiarne le reazioni indotte  a livello comportamentale.

I risultati evidenziano che quando attraverso una scarica di luce blu venivano attivati i neuroni dell’aggressività e nella gabbia c’erano solo topi di sesso maschile, questi attaccavano immediatamente i propri simili, cavie castrate o anestetizzate, ma anche oggetti. Se invece si modificava la variabile sesso, ovvero nella gabbia venivano posti topi maschi e femmine, lo stato di aggressività mutava rapidamente in stimolo sessuale e risultava impossibile innescare artificialmente lo stimolo violento, quasi i due stati fossero mutualmente escludentesi.

Quindi, concludono gli autori, il desiderio e il sesso sopprimono i comportamenti violenti ma, di contro, in presenza di uno soggetto ‘sconosciuto’ (cavie castrate/ anestetizzate o oggetti inanimanti) si attivano le reazioni che servono all’animale per proteggere se stesso da un rivale di sesso maschile.

Da questo studio emergerebbe l’esistenza di un legame competitivo tra il sesso e l’aggressività, competitività che, se ben sfruttata, potrebbe dar ragione ai cari vecchi hippies.

Dayu Lin, Maureen P. Boyle, Piotr Dollar, Hyosong Lee, E.S. Lein, Pietro Perona, David J. Anderson. ( 10 February 2011). Functional identification of an aggression locus in the mouse hypothalamus. Nature, 470, 221-226.

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